Le orecchie

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Come si tengono pulite le orecchie?

Le orecchie del nostro amico dovrebbero essere pulite regolarmente, in modo da evitare accumuli di cerume che possono diventare un ottimo terreno di crescita per acari, batteri e funghi. In condizioni normali, una minima carica batterica e fungina occupa il canale auricolare dei nostri animali, e fino a quando la cute che riveste la parte interna dell’orecchio rimane integra, i batteri ed i funghi rimangono in equilibrio, non causando alcun disagio all’animale. La pulizia dell’orecchio deve essere effettuata mediante prodotti specifici, contenenti soluzioni detergenti e ceruminolitiche, che dovranno essere introdotte delicatamente nel canale auricolare fino a riempirlo. A questo punto verrà effettuato, dall’esterno, un leggero massaggio alla base dell’orecchio, per distribuire uniformemente il prodotto e sciogliere il cerume, per poi lasciare il nostro amico libero di scuotere la testa per qualche minuto, eliminando così l’eccesso di detergente. Quando l’animale avrà terminato di scossare la testa, sarà nostra cura asciugare l’interno dell’orecchio utilizzando del cotone. Questa operazione è di notevole importanza, perché lasciare l’orecchio bagnato, potrebbe diventare controproducente in quanto si creerebbero la condizioni per lo sviluppo di funghi, che prediligono un ambiente umido. Un paio di consigli per un buon risultato:
–  mantenete il detergente a temperature prossime ai 30 gradi, in questo modo verrà meglio tollerato dal vostro amico;
– effettuate il lavaggio all’esterno, utilizzando abbondante prodotto, e lasciate scuotere il capo all’animale, così facendo non sporcherà in casa e si libererà del cerume presente;
– per asciugare l’orecchio non utilizzate un cotton fioc, per evitare di spingere il cerume in profondità creando così un tappo, ma usate del cotone avvolto sul vostro dito.

E’ vero che gli animali che vivono in giardino sono più soggetti a patologie auricolari?

Certo, è verissimo. Nei gatti che passano tutta la loro vita in casa, sarà sufficiente pulire le orecchie un paio di volte al mese, utilizzando un batuffolo di cotone inumidito; lo stesso vale per quei cani che escono solo per i bisogni o poco più. Gli animali che invece vivono all’aperto, hanno più possibilità di sporcarsi le orecchie, di venire a contatto con altri animali, anche randagi o selvatici e conseguentemente con agenti patogeni che potranno  causare patologie auricolari: in questi casi sarà necessaria più attenzione da parte del proprietario, che dovrà controllare e pulire più spesso le orecchie del suo amico. La frequenza varia con le abitudini dell’animale, ma direi che una o due volte a settimana può essere sufficiente.

Se il cane od il gatto si gratta le orecchie o scuote la testa cosa dobbiamo fare?

Capita frequentemente che i proprietari si accorgano dei problemi alle orecchie del gatto perché questo, grattandosi, si crea con le unghie vere e proprie lesioni del padiglione auricolare esterno. Nel cane, invece, è più frequente lo scuotimento della testa. Quando un gatto insiste a grattarsi o un cane scuote frequentemente la testa, oppure quando la pulizia dell’orecchio diventa difficoltosa perché l’animale manifesta disagio o dolore, diventa necessario un esame del condotto uditivo per escludere una infiammazione, che può essere dovuta ad un corpo estraneo ( per esempio, nel cane, ad una spighetta nel periodo estivo ), oppure conseguente agli acari, ( molto frequenti nei gatti randagi ), o ancora alla proliferazione di batteri o funghi che, in determinate condizioni, possono svilupparsi a dismisura, causando infezioni acute che se non trattate tempestivamente possono cronicizzare.

Gli occhi

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Come si tengono puliti gli occhi?

Gli occhi dei cani e dei gatti, in condizioni normali, non hanno bisogno di molte attenzioni; sarà sufficiente togliere quella “crostina” che si forma nell’angolo nasale dell’occhio, con le mani pulite o con un batuffolo di cotone inumidito. Spesso, in cani e gatti bianchi, possiamo vedere una colorazione brunastra del pelo che dall’angolo interno dell’occhio scende verso il labbro superiore; questa colorazione, antiestetica ma assolutamente innocua, è data dal ferro contenuto nelle lacrime: se una pulizia quotidiana non fosse sufficiente, vi sono prodotti specifici nei negozi specializzati.

Conviene tagliare il pelo intorno agli occhi?

No. Il pelo perioculare deve essere semplicemente mantenuto pulito, togliendo, come abbiamo visto, il risultato delle secrezioni lacrimali. In alcune razze di cani a pelo lungo, questo può anche arrivare a nascondere quasi completamente gli occhi, penso ad esempio al pastore bergamasco,  ma ciò non significa che il cane non veda: è una caratteristica della razza, che noi dobbiamo rispettare.

Se c’è arrossamento o lacrimazione cosa dobbiamo fare?

La lacrimazione è un processo fisiologico fondamentale che permette di mantenere umida la cornea: guai se non vi fosse una sufficiente produzione di lacrime. Vi è infatti una vera e propria patologia, chiamata cheratocongiuntivite secca, causata da una insufficiente produzione lacrimale che causa infiammazione sia della cornea che della congiuntiva dell’occhio, che devono così essere costantemente umidificate mediante lacrime artificiali. Diverso il discorso quando la lacrimazione diventa invece eccessiva, magari accompagnata da arrossamento congiuntivale. In questo caso può essere presente una semplice infiammazione magari causata da un colpo d’aria ( a questo proposito mai far viaggiare il cane in macchina con la testa fuori dal finestrino ), oppure può essere entrato qualcosa nell’occhio ( succede ad esempio nel periodo estivo con piccole spighette presenti nei prati ), o ancora dovuta ad una lesione corneale più o meno superficiale, come può avvenire col graffio di un gatto. Nel caso si trattasse di semplice infiammazione, caratterizzata sì da abbondante lacrimazione, ma con lacrime limpide e senza arrossamento congiuntivale, suggerisco di lavare abbondantemente l’occhio con camomilla, preparata lasciando in infusione la bustina per una mezz’oretta in una tazza di acqua bollente, che, una volta raffreddata, verrà messa in frigorifero dove si manterrà per 3 / 4 giorni. Utilizzando un batuffolo di cotone imbevuto nella tazza, umettiamo abbondantemente l’occhio sfruttando l’effetto decongestionante della camomilla: nel caso l’infiammazione fosse lieve, spesso così riusciremo a risolverla, ma se dopo un paio di giorni la situazione non fosse in via di miglioramento occorrerà un intervento mirato. Nel caso, invece, la lacrimazione fosse abbondante, ma soprattutto accompagnata da arrossamento, spesso seguito da un gonfiore congiuntivale che arriva a chiudere, in tutto o in parte l’occhio, non si deve perdere tempo aspettando che la cosa si risolva spontaneamente, perché è  probabile che non si tratti più di sola infiammazione, ma che questa sia conseguente ad una infezione batterica o virale, che andrà trattata in modo specifico.

Come ci si accorge se qualcosa non va nella vista di un cane?

Non è semplice rispondere a questa domanda. Le stesse patologie oculari che causano problemi di vista alle persone, possono colpire i nostri amici. Il problema però, nel caso del cane e del gatto, è la diagnosi, che può non essere difficile ad esempio in caso di traumi che determinino gravi emorragie o distacchi retinici, oppure in patologie evidenti come può essere la cataratta che causa opacamento del cristallino, ma a volte la diagnosi diventa impossibile, in quanto una progressiva diminuzione della vista, negli animali non può essere valutata.

Il pelo

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Gli animali perdono il pelo in maniera ciclica o costante?

I nostri animali perdono il pelo in modo più o meno costante durante tutto l’arco dell’anno, ma in primavera ed in autunno vi sono due mute complete: quella primaverile, consente di sostituire il pelo e sottopelo invernale decisamente più folto per consentire ai nostri amici di difendersi dal freddo; quella autunnale, sostituirà invece il mantello estivo, più rado. Il nostro cane andrà quindi spazzolato regolarmente, soprattutto nel caso abbia il pelo lungo per impedire la formazione di nodi e per far respirare la cute. Nel caso del gatto, anche a pelo corto, sarà ancora più importante spazzolarlo frequentemente, in quanto il gatto passa le ore a leccarsi ingerendo il pelo, col rischio di causare ostruzione intestinale, specialmente nei gatti anziani o tendenzialmente stitici, magari per una alimentazione non corretta.

Il bagno va fatto? e se sì, ogni quanto?

Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, il bagno sembra essere più un’esigenza del proprietario che non dell’animale, specialmente per quanto riguarda il gatto. Il gatto, infatti, passa gran parte del suo tempo a pulirsi, ed il bagno non è necessario in questi animali, in quelli di casa poi non ne vedo l’utilità. Per quanto riguarda il cane il discorso può essere diverso, in quanto il cane non si pulisce se non le zampe e poco altro, ed a parte alcuni animali che escono magari solo per i bisogni, normalmente il cane ha abitudini decisamente diverse dal gatto di casa: uscendo, infatti, ha modo di sporcarsi, magari rotolandosi nell’erba (e non solo), oppure facendo il bagno nel fiume o nel mare, tutte cose che richiedono un bagno per pulirlo da sporcizia, terra o sale.Per questo mi sento di suggerire di lavare i nostri amici solo quando necessario, utilizzando prodotti specifici, il più delicati possibile.

Come comportarsi se il nostro amico si gratta, se c’è arrossamento o perdita  eccessiva di pelo?

Spesso accade che il nostro animale si gratti le orecchie per una infiammazione dovuta a parassiti o corpi estranei; può succedere che si gratti il collo per allergia a collari antiparassitari; a volte si gratta per intolleranze alimentari, ma la causa più frequente di grattamento da parte dei nostri animali, sono i parassiti cutanei, le pulci su tutti. Generalmente l’arrossamento è la conseguenza del grattamento e dell’infiammazione successiva, che può portare a perdita di pelo in zone più o meno estese del mantello. Diverso il discorso di una perdita generalizzata del pelo, o di perdite in zone specifiche, che possono far pensare a malattie sistemiche, anche di origine ormonale.

Le unghie del cane si devono tagliare?

Le unghie del cane si consumano camminando, correndo e scavando, sempre che il nostro amico abbia la possibilità di farlo. Le uniche unghie che in questo caso andranno tagliate, saranno quelle degli speroni, in quanto questi non appoggiando sul terreno, non verranno consumati. Nel caso il cane vivesse prevalentemente in casa, su tappeti, letti e divani, spesso è necessario spuntare le unghie che, crescendo eccessivamente, possono causare problemi al nostro animale.

E quelle del gatto?

Per quanto riguarda il gatto il discorso è un po’ diverso. Il gatto che vive in casa, normalmente si consuma la unghie utilizzando grattatoi specifici messi a disposizione o, più spesso, scegliendoli con un criterio tutto suo, normalmente in contrasto con la nostre esigenze: non sarà semplice disabituarlo, ed a questo scopo, in commercio, vi sono repellenti di ogni tipo, con risultati contrastanti. Anche nel caso del gatto, dovremo controllare lo sperone, mentre le altre unghie verranno consumate col grattamento. Nel caso decidessimo di tagliarle, nel gatto le unghie sono quasi trasparenti ed alla loro base risulta evidente il capillare che scorre all’interno: spuntate l’unghia rimanendo a diversi millimetri di distanza dal capillare. Così facendo taglierete più spesso le unghie, ma eviterete, col movimento del gatto, di tagliarle troppo, facendole sanguinare.

La diarrea

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Che cosa s’intende per diarrea?

Definiamo la diarrea come una frequente emissione di feci non formate. Non deve essere quindi considerata una malattia, ma soltanto un sintomo di un processo morboso in atto.

Quali sono le cause di diarrea nei nostri animali?

La diarrea nel cane e nel gatto è un evento relativamente frequente, che può manifestarsi per cause molto diverse, che possono essere suddivise in tre gruppi:
malattie proprie dell’intestino, come quelle di origine infiammatoria, batterica, virale o parassitaria, fino alle neoplasie.
– disturbi funzionali, come malassorbimento, cattiva digestione, allergia alimentare o  intolleranza a certi farmaci
– disturbi generali o metabolicici  che NON interessano direttamente l’intestino, come ad esempio patologie renali, epatiche, pancreatiche o ormonali.

Dobbiamo preoccuparci se il cane od il gatto ha la diarrea?

Come abbiamo visto, le cause di diarrea sono veramente tante, e non tutte devono essere considerate gravi: spesso si tratta solamente di feci non formate, che in un paio di giorni tornano alla normalità.Questo, però, non significa che non si debba dare peso a questa sintomatologia, che invece troppo spesso, viene sottovalutata. Occorre quindi distinguere una diarrea episodica da una che si manifesta da più giorni e, ancora, quella di un colore normale da quella magari giallastra, oppure untuosa, mucosa o striata di sangue.

Cosa dobbiamo fare in questi casi?

Se abbiamo solo feci non formate o le scariche sono in numero limitato, proporrei al nostro amico, per un paio di giorni, riso o patate, condite con olio e parmigiano: un cibo facilmente digeribile e con effetto positivo sulla mucosa intestinale. Invece, in tutti i casi di scariche abbondanti o frequenti, consiglio di non dare cibo per non “affaticare” un intestino in difficoltà, lasciando invece acqua a disposizione per contrastare la disidratazione. Se gli episodi diarroici sono numerosi, si possono utilizzare adsorbenti intestinali od antidiarroici anche di uso umano, facilmente reperibili  in farmacia. Nel caso, però il giorno seguente la diarreaNON si fosse decisamente ridotta, NON si deve continuare per giorni con farmaci o digiuno; bisogna invece cercarne la causa, portando un campione del materiale fecale e soprattutto il nostro amico dal veterinario, il quale potrà consigliarvi nel modo più corretto.

Il vomito

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Che cosa s’intende per vomito?

Occorre distinguere il vomito vero e proprio, dal rigurgito, molto frequente nei nostri amici. Definiamo il rigurgito come l’espulsione dall’esofago di cibo non digerito, dovuto alla contrazione della muscolatura esofagea, senza interessamento gastrico e senza segni premonitori; la causa più frequente è l’abitudine del nostro animale ad ingioiare velocemente l’alimento, ma vi sono anche diverse patologie che portano a questo sintomo, per cui suggerisco quantomeno di segnalare il fatto al veterinario. Il vomito, che invece viene preceduto da salivazione, nausea e conati, consiste nell’espulsione del contenuto dello stomaco, che potrà contenere cibo, saliva, succhi gastrici ed a volte anche bile: per questo motivo l’alimento vomitato non sarà più mangiato dal nostro amico, mentre spesso quello rigurgitato viene nuovamente inghiottito senza alcun problema.

Quali sono le cause più frequenti di vomito nei nostri animali?

Il vomito, nei nostri animali, si manifesta:
–  per motivi fisiologici  ( pensiamo ad esempio al pelo nel gatto ),
–  per cause patologiche che possono riguardare direttamente l’esofago, lo stomaco o la prima parte dell’intestino ( come infiammazioni, infezioni, ulcere, stenosi, corpi estranei o neoplasie ),
– oppure il vomito può essere il sintomo di un disturbo metabolico ( come può essere un avvelenamento, una pancreatite, una insufficienza renale o epatica ed altro ).

Dobbiamo preoccuparci se il cane od il gatto ha vomito?

Normalmente un singolo episodio di vomito non deve preoccupare, ma nel caso questi si ripetessero, dovranno essere indagati. Come abbiamo visto è importante prima di tutto distinguere tra rigurgito e vomito cercando la correlazione con l’assunzione del cibo. In linea di massima possiamo dire che:
– se il vomito segue immediatamente la deglutizione, è interessato  l’esofago;
– se avviene entro 30 / 60 minuti dopo il pasto, il problema è gastrico;
– se l’animale vomita dopo 3 / 4 ore dall’assunzione del cibo, possiamo pensare ad un interessamento della parte alta dell’intestino;
mentre se il vomito non ha alcuna correlazione con il pasto, può essere dovuto a patologie che NON interessano direttamente l’apparato gastrointestinale, come malattie tossiche, sistemiche, metaboliche o neurologiche.

Cosa dobbiamo fare in questi casi?

In caso di vomito, come per la diarrea, non bisogna dare cibo per mettere a riposo uno stomaco “in difficoltà”, ma, a differenza di quanto visto per la diarrea, non bisogna somministrare acqua, perché anche questa può stimolare il riflesso del vomito in uno stomaco irritato: nel caso gli episodi di vomito proseguissero il ricorso al veterinario diventerà essenziale in quanto la disidratazione e la perdita di elettroliti, può diventare pericolosa, soprattutto nei giovani animali.

Gli avvelenamenti

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Di quali sostanze dobbiamo avere paura?

Gli avvelenamenti più frequenti nei nostri animali, sono purtroppo quelli dovuti ai tossici che, per diversi motivi, vengono usati dall’uomo, come i veleni per topi e per lumache, gli antiparassitari per le piante, le vernici, i solventi, fino ai bocconi preparati appositamente, per esempio a base di stricnina. Ma anche in appartamento possono avvenire incidenti. In casa infatti, esiste una notevole concentrazione di sostanze tossiche: pensiamo per esempio ai farmaci, che possono essere incidentalmente ingeriti dal nostro amico; od alla quantità di prodotti di uso quotidiano come detersivi, detergenti, deodoranti o profumi ed ancora, alcune piante che possono risultare tossiche se masticate dai cani o dai gatti.

Cosa fare se il nostro animale ha ingerito qualcosa di tossico?

Se pensiamo che il nostro animale abbia ingerito qualcosa di sospetto, sarebbe importante farlo vomitare entro i primi minuti dall’ingestione. Per far questo è necessario correre dal veterinario più vicino, ma se questo non fosse possibile, si potrà indurre il vomito facendogli bere piccole quantità di acqua ossigenata, oppure di acqua e sale, per poi COMUNQUE recarsi immediatamente, dal veterinario, spiegandogli l’accaduto, senza attendere che si manifestino sintomi. Il vomito invece, NON va provocato se si sospetta che l’animale abbia ingerito sostanze irritanti, in quanto un secondo passaggio a contatto della mucosa esofagea e buccale, può essere pericoloso. NON fate vomitare il vostro animale nemmeno nel caso si fossero già manifestati i primi sintomi: in questo caso, infatti, il tossico sarebbe già stato assorbito ed lo svuotamento dello stomaco sarebbe inutile.

Quali sintomi dobbiamo aspettarci?

Per la variabilità delle sostanze potenzialmente pericolose, non possiamo generalizzare la sintomatologia attesa. Possiamo, però, considerare
– tossici che causano una sintomatologia gastroenterica, quindi vomito e diarrea, spesso determinati dall’azione caustica, ma più frequentemente dovuti all’assorbimento delle sostanze che vanno ad agire sugli organi, determinando insufficienze acute come ad esempio di fegato e reni;
– tossici che determinano sintomatologia neurologica, che colpendo il sistema nervoso, possono determinare sia una profonda depressione, che al contrario una fortissima eccitazione, con tremori e convulsioni;
– tossici più subdoli, che agendo lentamente, non danno modo al proprietario di accorgersi che il proprio animale ha ingerito qualcosa di nocivo: questo accade con certi farmaci oppure, per esempio, con i classici veleni per topi, che agendo sulla coagulazione del sangue, inibendola, causano nel corso di alcuni giorni, emorragie lente, spesso fatali.

La leishmaniosi

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Che cos’è la leishmania?

La leishmania è un protozoo, cioè un parassita monocellulare, quindi di dimensioni microscopiche, che si localizza in alcuni globuli bianchi, chiamati macrofagi, nel derma, nella milza, nel fegato e nel midollo osseo.

Come si trasmette?

Il vettore, è un insetto ematofago, il flebotomo o pappatacio, un piccolo insetto dalle abitudini notturne. Quando un pappatacio punge un cane infetto, assume sangue in cui vi sono le leishmanie, che nel pappatacio completano in 15 – 20 giorni il loro ciclo biologico, pronte per essere inoculate nel cane che, venendo punto, diverrà  a sua volta, infetto.

Come si manifesta?

Si suppone che in un 20 % dei cani in cui sia stato inoculato il parassita, i macrofagi riescano ad inattivare le leishmanie, rimanendo quindi gli animali sani e A-sintomatici; in un 40 %, invece, i cani diventerebbero infetti e portatori, ma rimanendo A-sintomatici, fungerebbero da serbatoi della malattia, mentre solo il restante 40 % svilupperebbe la patologia. La malattia si manifesta con una notevole variabilità di segni clinici dermatologici, come dermatite a scaglie, alopecia perioculare o generalizzata, noduli, ulcere e croste soprattutto a carico del muso e degli arti e sintomi clinici generali più o meno specifici, come abbattimento, anoressia, dimagramento, ipertermia incostante, ingrossamento dei linfonodi e della milza,  epistassi, alterazioni ematologiche, patologie articolari, lesioni oculari e renali. L’evoluzione della malattia è generalmente lenta, parliamo di mesi, e conduce ad un progressivo peggioramento delle condizioni generali, con una insufficienza renale molto grave, che porta a morte il cane.

Si può curare?

La risposta è sì, si può curare, ma NON si guarisce da questa malattia. Infatti le leishmanie si “nascondono” in organi, come ad esempio il midollo osseo, dove rimangono per tutta la vita del cane. L’importante, soprattutto in questa malattia, è arrivare ad una diagnosi precoce mediante test specifici in cani potenzialmente infetti, proprio perché, non essendoci a tutt’oggi la possibilità di guarigione, occorre trattare il cane prima che il parassita lo abbia debilitato, e nel contempo occorre limitare i serbatoi, in quanto la malattia è una zoonosi per cui, attraverso il flebotomo, è trasmissibile all’uomo.

Come ci si può difendere?

Se il test eseguito sul sangue avrà dato esito negativo e quindi il cane non sarà infetto, dovremo adottare tutti gli accorgimenti possibili per evitare la puntura dei pappataci al nostro amico. Per far questo, considerando che il flebotomo punge nelle ore notturne, sarebbe importante avere un ricovero per il cane con zanzariere a maglie strette, l’uso di insetticidi ambientali e soprattutto proteggere l’animale con prodotti insettorepellenti a base di permetrina, costituiti da collari, spray o gocce, da applicare sul cane nel periodo estivo. Recentemente è stato messo a punto anche un vaccino che speriamo nel prossimo futuro aiuti a controllare questa malattia in espansione.

Colpisce anche il gatto?

Vi sono state segnalazioni nel gatto in Italia ed in Francia, ma non la possiamo considerare una specie a rischio, e quindi non effettuiamo sul gatto alcuna prevenzione, anzi!!!!!!!!! vorrei mettere in guardia tutti i proprietari di gatti che posseggano anche cani: i prodotti a base di permetrina usati come repellenti nel cane, sono non solo tossici, ma addirittura mortali per il gatto, per cui non usate MAI il prodotto che protegge il cane sul gatto, perchè questo morirebbe in poche ore.

La filariosi

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Che cos’è la filaria?

La filaria, è un verme che si localizza nel cuore e nelle arterie polmonari, causando, nel tempo, gravi conseguenze per l’affaticamento cardiaco dovuto alla loro massa, in quanto i vermi adulti raggiungono dimensioni considerevoli: 15 centimetri nel maschio ed addirittura 30 nella femmina.

Come si trasmette?

Le femmine di filaria, dopo la fecondazione, producono e liberano in circolo delle microscopiche larve, che permangono a lungo nel sangue. Quando una zanzara punge un cane con filaria, succhia sangue in cui sono presenti le larve; queste nella zanzara si sviluppano in 15 – 20 giorni, ed una volta raggiunte le ghiandole salivari, vengono inoculate nel cane che, venendo punto, diverrà infetto.

Come si manifesta?

Le larve nel cane impiegano dai 4 ai 6 mesi per raggiungere la sede definitiva, cuore e arterie polmonari, ed è qui che si sviluppano diventando adulti, iniziando a crescere come dimensioni e quindi cominciando a causare i problemi cardiaci. La filariosi cardio-polmonare è una malattia subdola, che in un primo momento non presenta sintomatologia: inizialmente, infatti, i danni causati dai vermi, ancora piccoli, non sono evidenti ed in questa fase il cane funge da serbatoio, mantenendo e diffondendo la malattia. Man mano che i vermi aumentano di dimensione cominciano i primi sintomi, che possiamo riassumere in diminuzione dell’appetito e dimagramento, riluttanza all’esercizio fisico, affaticamento e difficoltà respiratoria, tosse, insufficienza cardiaca, fino a vere e proprie crisi respiratorie e collasso cardio- circolatorio.

Si può curare?

Se identificata precocemente, la filariosi cardio-polmonare si può curare, con ottimi risultati. Per far questo, occorre sottoporre periodicamente il cane che vive nelle zone a rischio ad un semplice esame del sangue, per ricercare le larve e gli antigeni di membrana dei vermi adulti. Nel caso il cane risultasse positivo, quindi infetto, si potrà trattare efficacemente, con le terapie che il veterinario riterrà più opportune. Quando però, un cane avesse già manifestato una sintomatologia evidente, il cane potrà essere sì trattato per eliminare la malattia, ma le conseguenze sul cuore potranno essere tali per cui al cane rimarrà una insufficienza cardiaca, che dovrà essere continuamente valutata.

Come ci si può difendere?

Una volta stabilito con l’esame del sangue che il cane non è infetto, la profilassi per evitare che lo diventi, consiste nella somministrazione mensile di compresse per tutto il periodo nel quale ci sono le zanzare o, in alternativa, nella iniezione di un farmaco che protegge per l’intera stagione.

Colpisce anche il gatto?

La filaria può colpire anche il gatto, anche se questo sembra essere meno recettivo/più resistente, ma probabilmente, nel gatto, la malattia è sottodiagnosticata. Infatti, in questa specie la sintomatologia è differente: può ad esempio comparire morte improvvisa senza segni premonitori, vi è un’alta incidenza di alterazioni neurologiche e gravissime lesioni polmonari, così come la morte anche di una sola filaria adulta, può determinare un tromboembolismo spesso fatale per il gatto.

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