Arriva un cucciolo a casa

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Di che cosa ha bisogno? e come dobbiamo organizzarci?

Per prima cosa dobbiamo dire che il cucciolo ha bisogno di tutte le nostre attenzioni, dobbiamo avere pazienza e tempo da dedicargli per controllare che non si faccia male lui e che non causi danni in casa. Avremo già acquistato le ciotole per l’acqua e per il cibo, preferibilmente in acciao inossidabile, e le cucce che andranno piazzate in posti riparati, ma da dove il cucciolo potrà sempre vederci e tenere tutto sotto controllo. Per quanto riguarda i giochi, questi devono essere adeguati alla taglia dell’animale e studiati appositamente per loro (evitare le palline e ricordarsi sempre che i cuccioli sono capaci di ingerire qualsiasi cosa…). Collare o pettorina è una scelta personale (dipenderà anche dalla taglia), così come la lunghezza del guinzaglio. Utilizzare sempre il cappottino quando fa freddo, così come l’impermeabile quando piove: se ci copriamo noi dobbiamo proteggere anche lui e se inizialmente lo rifiuterà dovrete insistere, altrimenti poi sarà dura convincerlo. Riguardo ai bisogni, dobbiamo considerare che farà un gran numero di pipì e che facendo più pasti al giorno anche la frequenza delle evaquazioni fecali sarà elevata; per questo motivo le traversine assorbenti inizialmente dovranno essere in ogni stanza, per poi diminuirne il numero gradualmente. N.B. non sarà facile, ma dobbiamo ricordarci di non sgridarlo quando farà i suoi bisogni su pavimento o tappeti (pensiamo ai bambini col pannolino): avrà bisogno di tempo (mesi) per imparare a sporcare prima sulle traverse e poi fuori.

E’ vero che i cuccioli possono avere parassiti intestinali? come ci si accorge se li hanno? e come si eliminano?

I parassiti intestinali sono presenti nei cuccioli quando la madre ne è portatrice, in quanto il passaggio dei parassiti può avvenire sia mediante migrazione intrauterina che attraverso il latte: è quindi importante trattare la madre prima e durante la gravidanza per avere i cuccioli non parassitati. Quando un animale è infestato dai parassiti intestinali può risultare asintomatico, ma più spesso ha lo stimolo a defecare diverse volte al giorno, oppure ha feci non ben formate fino a vera e propria diarrea ed in certi casi può essere presente anche sangue. Per eliminare i parassiti intestinali occorre prima di tutto capire quali hanno infestato il cucciolo e per far questo saranno necessari uno o più esami delle feci, eseguibili in tempi brevi ed a costi relativi.
Una volta stabilito il tipo di parassita, potremo trattarlo con l’antiparassitario specifico, iniettabile o per bocca, per tempi variabili in funzione del tipo di parassita.

La registrazione all’anagrafe canina è obbligatoria?

La legge oggi prevede che tutti i cani debbano essere muniti di microchip che viene inserito dietro l’orecchio sinistro da un veterinario, il quale compila la documentazione necessaria affinché l’animale risulti iscritto all’anagrafe canina del Comune di appartenenza del suo proprietario. La banca dati aggiornata a disposizione attraverso internet di tutti i Comuni ,le ASL ed i canili, ed a breve anche consultabile da tutti i cittadini, dovrebbe innanzitutto essere un deterrente per l’abbandono, dovrebbe consentire di ritrovare il proprietario di un cane che si fosse perduto anche lontano da casa ed in questo modo dovrebbe ridurre gradualmente il numero dei nostri amici nei canili.

Nascono cuccioli in casa

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Come organizzarsi per il parto?

Iniziamo col dire che la gravidanza in un cane dura circa due mesi: dai 58 ai 64 giorni, giorno più giorno meno. Normalmente gli animali non hanno bisogno d’aiuto, ma nel caso qualcosa andasse storto dobbiamo essere pronti ad intervenire.Occorre prima di tutto sapere QUANTI cuccioli partorirà il nostro cane. Diventa quindi importante effettuare una ecografia verso il quarantesimo giorno, oppure una radiografia una decina di giorni prima del parto. In questo modo possiamo sapere quando il nostro cane avrà terminato di partorire: infatti non è infrequente che uno o più cuccioli vengano espulsi dopo diverse ore dall’ultimo nato, quindi noi consideriamo terminato il parto mentre invece la cagna è ancora in travaglio. Spesso il parto dura diverse ore ed il più delle volte avviene durante la notte: noi DOBBIAMO essere presenti soprattutto per tranquillizzare il nostro cane. Il consiglio è quello di limitarsi ad  asciugare i cuccioli con carta assorbente, tipo scottex per esempio, rimettendoli subito a contatto della madre. Vorrei far presente che la placenta viene il più delle volte mangiata dalla madre e questo è un fatto del tutto fisiologico, lasciateglielo fare. Ovviamente nel caso il travaglio fosse troppo lungo o la cagna non riuscisse a partorire il ricorso al veterinario diventerà essenziale. Come curiosità vorrei segnalare che alcune razze non riescono a partorire in modo naturale, ma necessitano di parto cesareo; l’esempio classico è il bulldog inglese, ma anche altre razze hanno difficoltà a partorire naturalmente.

Per l’alimentazione dei cuccioli è sufficiente il latte materno, oppure occorrono integrazioni?

Inizierei col dire che fondamentale è l’alimentazione della madre, sia durante la gravidanza che per tutto l’allattamento: alla madre devono essere dati integratori o più semplicemente alimenti per CUCCIOLI, che sono più energetici ed hanno adeguate quantità di calcio e fosforo per compensare le perdite, che possono causare gravi conseguenze. Infatti, fino a non molti anni fa, si vedevano cagne in collasso puerperale, che è una patologia che si manifesta con tremori fino alle convulsioni, ed è dovuto alla carenza di calcio, che è necessario prima, a formare lo scheletro dei cuccioli, poi viene perso con il latte prodotto. Oggi, fortunatamente, gli allevatori ed i proprietari sono molto più preparati ed attenti e questo non si verifica quasi più. Comunque se i cuccioli si alimentano normalmente, non sono in numero eccessivo e la madre non li respinge, non sono necessarie integrazioni; nel caso invece non andasse tutto secondo natura, in commercio troviamo latte in polvere adatto sia come supplemento che come sostitutivo del latte materno.

Dopo quanti giorni si possono staccare i cuccioli dalla madre?

Bene qui la risposta è molto semplice: il più tardi possibile. Con questo intendo dire che la madre non ha solo la funzione di alimentare i cuccioli, ma ha soprattutto quella di educarli, di insegnare loro come giocare, come relazionarsi tra loro e con l’ambiente. Un cane che per qualsiasi motivo non abbia potuto rimanere diverse settimane con la madre e con i suoi fratelli, potrà più facilmente manifestare disagi, e con questo non voglio solo parlare di aggressività, ma ci capita di vedere spesso cuccioli esuberanti, irrequieti, scatenati, molesti, a volte non gestibili, che causano veri e propri problemi ai loro padroni.

Quali i consigli riguardo allo svezzamento dei cuccioli?

Anche per quanto riguardo lo svezzamento, ritengo che lasciar fare alla natura sia sempre il metodo più giusto. I croccantini o comunque il pasto per la madre, abbiamo detto essere quello specifico per i cuccioli…bene saranno loro che, per curiosità, cominceranno ad assaggiare il nuovo alimento che progressivamente, anche per la diminuzione della quantità di latte prodotto dalla madre, diventerà il pasto prevalente. Direi che attorno al mese di vita, il cucciolo potrà cominciare ad assaggiare qualcosa di diverso.  I denti da latte sono già presenti e dopo un paio di mesi sono dolorosi per la madre, che si allontanerà sempre più spesso per evitare i “morsi” dei cuccioli.

Quando possiamo fare il primo bagno ai cuccioli?

Il bagno…questa è una domanda molto frequente. Sembra che fare il bagno al cane sia una esigenza del proprietario: sarà, ma NON lo è per il cane né per il cucciolo. La madre nei primi giorni leccherà il cucciolo sotto la coda per stimolarlo ad urinare e defecare, così come sarà lei a leccarlo per tenerlo pulito dorante l’allattamento quando le feci non saranno ancora solide. La mia raccomandazione è quella di pulire il cucciolo se necessario con una pezza umida, ma di rimandare il bagno a quando sarà cresciuto.

Cane: parliamo di vaccinazioni

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A che età vaccinare un cucciolo?

Nel cucciolo è il latte materno a fornire gli anticorpi che lo proteggeranno nelle prime settimane di vita.Sembra un paradosso, ma vaccinando precocemente un cucciolo, si va ad interferire con gli anticorpi che gli sono stati passati dalla madre. Infatti il vaccino contiene particelle virali o batteriche che, invece di andare a stimolare l’organismo del cucciolo, andranno ad inattivare gli anticorpi già presenti e cioè quelli di origine materna.Sarà quindi necessario attendere la ottava / nona settimana, affinché la prima vaccinazione stimoli in modo adeguato l’organismo, che dovrà poi essere stimolato nuovamente dopo altre tre e sei settimane al fine di ottenere un piano vaccinale completo.

Per quali malattie?

Le malattie per le quali si vaccina normalmente un cucciolo sono: il cimurro, la parvovirosi, l’epatite infettiva, la parainfluenza, la leptospirosi e, dopo i sei mesi la leishmaniosi.
Cimurro: il cimurro è una malattia virale che colpisce cuccioli e cani adulti. E’ una malattia molto contagiosa con un alto indice di mortalità. Si può manifestare una forma respiratoria, una gastroenterica ed una nervosa, quest’ultima sempre ad esito fatale.
Parvovirosi: o gastroenterite virale, è una malattia che colpisce prevalentemente i cuccioli o i giovani animali. Anche questa malattia è caratterizzata da elevata contagiosità ed alta mortalità, dovuta alla imponente sintomatologia gastroenterica con vomito e diarrea con sangue.
Epatite infettiva e Parainfluenza: sono malattie causate da due adenovirus, responsabili, uno di una forma di epatite e l’altro di una patologia respiratoria di gravità moderata.
Leptospirosi: malattia sostenuta da un batterio, una spirocheta per la precisione, che causa serissimi problemi epatici e renali. Malattia spesso mortale, anche per l’uomo, viene trasmessa dalle urine dei ratti.
Leishmaniosi: questa malattia è causata da un protozoo trasmesso dal flebotomo (meglio conosciuto come pappatacio). Malattia molto temibile con periodi di incubazioni estremamente variabili (dai 6 mesi ai 7 anni), si manifesta prevalentemente con problemi cutanei, articolari e renali.
Due parole anche sulla Rabbia che non è più obbligatoria nel nostro Paese ( ad eccezione di alcune zone di confine nelle quali vi sono stati casi accertati ), ma lo diventa nel caso si porti l’animale all’estero: in questo caso occorre comunque che il nostro amico abbia compiuto il terzo mese di età.

E quando sarà cresciuto?

Le vaccinazioni andranno poi ripetute nel corso della vita del cane, ed il piano vaccinale dovrà essere concordato con il proprio veterinario, a seconda dello stile di vita e dell’ambiente frequentato dal cane. Ricordiamo ancora, l’importanza di vaccinare anche e soprattutto i soggetti anziani, nei quali il sistema immunitario non sarà più efficiente quanto quello di un soggetto giovane o adulto.

Arriva un gattino a casa

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Di che cosa ha bisogno? come dobbiamo organizzarci?

Rispetto ad un cucciolo, un gattino richiede sicuramente molte meno attenzioni e probabilmente è questa la vera formula del successo di questi animali che, almeno nelle città, come numero, hanno ormai superato i cani. Il gattino già da piccolo è infatti quasi autonomo: non richiede attenzioni particolari, in quanto difficilmente si fa male o causa danni gravi, non necessita di cuccia, infatti si sceglierà di volta in volta il posto più morbido su cui dormire, non sporcherà mai in casa se troverà la cassetta pulita ( a questo proposito consiglio sabbia agglomerante e pulizia almeno quotidiana ), niente collari, guinzagli o cappottini, ma solamente la ciotola per l’acqua e per il cibo, meglio se di acciaio inossidabile che è più facilmente lavabile e giochi: scatole, cartoni, tronchetti, peluche e palline che nel gatto non sono pericolose,   non dimenticandoci che ai gatti piace salire in alto e nei negozi per animali troviamo ogni sorta di trespolo. Una raccomandazione: mai lasciare a disposizione fili, nastri o corde perché se ingerite possono causare gravissimi problemi intestinali

E’ vero che i gattini possono avere parassiti intestinali? come ci si accorge se li hanno? e come si eliminano?

I parassiti intestinali sono presenti nei gattini quando la madre ne è portatrice. Infatti il passaggio dei parassiti ai micini avviene sia mediante migrazione intrauterina che attraverso il latte: per questo è importante trattare la madre prima e durante la gravidanza per non avere gattini parassitati. Normalmente quando un animale è infestato dai parassiti intestinali ha feci acquose, non ben formate fino a diarrea ed in certi casi può essere presente sangue. A volte, quando il numero di parassiti è elevato, il gattino li può perfino vomitare. Una volta stabilito il tipo di parassita mediante esame delle feci, potremo trattare il nostro micio con l’antiparassitario più adatto per un tempo variabile in funzione del tipo di parassita.

Dobbiamo registrarli all’anagrafe felina?

No. A differenza del cane non esiste l’obbligo di registrare i gatti ad una anagrafe specifica. Occorre dire, però che i gatti che devono effettuare viaggi all’estero necessitano del passaporto ( di cui magari parleremo in una prossima occasione ), passaporto sul quale deve essere indicato il numero del microchip che verrà inserito dal veterinario nel collo del gatto dietro l’orecchio sinistro: in questo modo anche il gatto risulterà registrato alla stessa anagrafe del cane.

Nascono gattini in casa

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Come organizzarsi per il parto?

Nella gatta la gravidanza dura circa due mesi: dai 58 ai 64 – 65 giorni, con variabilità soggettiva. Normalmente le gatte non hanno bisogno del nostro aiuto. E’, però importante sapere QUANTI gattini partorirà il nostro animale, quindi e’ necessario effettuare una ecografia verso il quarantesimo giorno, oppure una radiografia una decina di giorni prima del parto. A differenza della cagna normalmente la gatta partorisce in modo ravvicinato tutti i micini, che solitamente variano dai 3 ai 5. Il consiglio è quello di limitarsi ad  asciugare i nuovi nati con carta assorbente, rimettendoli subito a contatto della madre. Ovviamente nel caso il travaglio fosse troppo lungo o la gatta non riuscisse a partorire, il ricorso al veterinario diventerà essenziale.

Per l’alimentazione dei gattini è sufficiente il latte materno, oppure occorrono integrazioni?

Importante è l’alimentazione della madre, sia durante la gravidanza che per tutto l’allattamento: alla gatta devono essere dati alimenti per gattini, che sono più energetici ed hanno adeguate quantità di calcio e fosforo per compensare le perdite necessarie prima, a formare lo scheletro dei gattini, poi a produrre il latte. Se i gattini si alimentano normalmente e la madre non li respinge, non sono necessarie integrazioni; nel caso invece ciò non avvenisse, in commercio troviamo latte in polvere adatto sia come supplemento che come sostitutivo del latte materno.

Dopo quanti giorni si possono staccare i gattini dalla madre?

Più tempo i gattini rimarranno con la mamma e con i loro fratelli, più saranno equilibrati e socievoli da grandi. La mamma ha infatti anche un ruolo educativo, non solo quello alimentare. Se la gatta ce lo permette, quando i gattini avranno aperto gli occhi, sarà importante accarezzarli e maneggiarli per qualche minuto ogni giorno per abituarli al nostro contatto: anche questo contribuirà a creare un giusto legame con noi o con i futuri proprietari.

Ouali i consigli riguardo allo svezzamento dei gattini?

In natura è la madre che presenta le prede ai gattini che, chi prima e chi dopo, comincerà ad assaggiarle. Nel nostro caso, attorno al primo mese di vita, consiglierei di posizionare la ciotola del cibo della madre, che ricordo dovrebbe essere alimento per gattini, meglio se umido, alla portata dei nuovi nati. Così facendo, il più curioso, comincerà nei giorni seguenti ad assaggiarlo e, anche in considerazione del fatto che la mamma avrà sempre meno latte e si allontanerà sempre più spesso dalla cuccia, i gattini integreranno il latte con il nuovo alimento.

Il latte va dato anche dopo lo svezzamento?

Il latte dopo lo svezzamento non è più necessario, ma questo non vuol dire che non vada più dato: dobbiamo considerarlo come un qualsiasi altro alimento, che nelle giuste dosi non crea problemi. A molti gatti piace, e suggerirei di diluirlo con l’acqua: in questo modo otterremo che il gatto beva più spesso. Infatti, a differenza del cane, il gatto beve molto poco, soprattutto se non mangia croccantini, questo lo porta a concentrare le urine e negli anni possono presentarsi problemi renali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gatto: parliamo di vaccinazioni

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A che età vaccinare un gattino?

Anche nel gattino, è il latte materno a fornire gli anticorpi che lo proteggeranno nelle prime settimane di vita.Quindi vaccinando precocemente un micino, si va ad interferire con gli anticorpi che gli sono stati passati dalla madre. E’ così consigliabile attendere la ottava / nona settimana, perché la  vaccinazione stimoli in modo adeguato l’organismo, ed occorrerà attendere dalle due alle quattro settimane per richiamare il vaccino ed ottenere così una protezione completa. A differenza del cane, sarà quindi sufficiente un solo richiamo e possiamo considerare di effettuare la prima vaccinazione quando il micio avrà compiuto il secondo mese di vita ed il richiamo il mese successivo.

Per quali malattie?

Le malattie per le quali raccomandiamo le vaccinazioni in un gatto che vive in casa, sono tre: la calicivirosi, la rinotracheite e la panleucopenia.
Calicivirosi: causa prevalentemente patologie respiratorie ed ulcere sulla lingua e sul palato;
Rinotracheite: colpisce l’apparato respiratorio in modo più grave: si manifesta inizialmente con starnuti, rinite congiuntivite sierosa. Successivamente l’infezione si può estendere al polmone causando gravi conseguenze;
Panleucopenia: colpisce invece l’apparato gastrointestinale ed anche questa malattia è caratterizzata da notevole gravità. Si manifesta con anoressia ( quindi l’animale non si alimenta ), depressione, vomito e diarrea.
Nel caso il gatto abbia la possibilità di uscire, o viva all’esterno, è raccomandata anche la vaccinazione contro la Leucosi, malattia a lento sviluppo che colpisce il sistema immunitario, predisponendo il gatto negli anni, ad infezioni e tumori.
Anche nel gatto la Rabbia non è più obbligatoria nel nostro Paese, ma lo diventa nel caso l’animale oltrepassi il confine: occorrerà in questo caso che comunque abbia compiuto il terzo mese di età.

E quando sarà cresciuto?

Il piano vaccinale del gatto dovrà essere concordato con il proprio veterinario, che saprà consigliare quello più adatto. Possiamo, però in linea generale dire che, nel caso il nostro gatto passi tutta la propria vita in casa, sarà sufficiente richiamare solo il vaccino trivalente, mentre se il nostro amico avrà la possibilità di incontrare altri gatti, soprattutto se randagi, sarà essenziale la protezione annuale anche verso la leucosi.

La riproduzione

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A che età un cane raggiunge la maturità sessuale?

La maturità sessuale, che identifichiamo con la comparsa del primo calore, nella cagna si manifesta normalmente tra i cinque ed i nove mesi,  con notevoli differenze dovute alla grande variabilità di razze: i cani di piccola taglia sono più precoci e quindi anticiperanno il calore, mentre i cani di taglia grande ritardano il loro sviluppo, manifestando il calore nei mesi successivi.

Il calore nelle femmine ogni quanto si presenta?

Il calore, indipendentemente dal momento del suo inizio, comparirà due volte l’anno, mediamente ogni sei mesi, ma vi possono essere variabilità individuali non patologiche: non dovete quindi preoccuparvi se la vostra femmina avrà il calore dopo cinque o sette mesi dal precedente. Nel caso invece la cagna saltasse uno o più calori, cioè se passasse un anno o più dalle ultime perdite, dovrete segnalare la cosa al veterinario, che saprà indicarvi come procedere per verificare i motivi di questa anomalia.

Quanto dura e come si manifesta il calore nella cagna?

I primi calori nella cagna sono normalmente più lunghi di quelli successivi, potendo durare anche più di tre settimane, ma col tempo si stabilizzeranno e noterete le perdite per non più di 15-18 giorni. All’inizio queste saranno caratterizzate da abbondante sangue vivo che nei giorni successivi diverrà gradualmente più chiaro e più denso ed è in questa fase che la femmina diventa recettiva ed accetta il maschio: fate quindi attenzione a non distrarvi in questi giorni.

Invece una gatta quando diventa matura sessualmente?

Nella gatta la maturità sessuale compare tra i cinque ed i sette mesi di età, con variabilità di razza molto meno evidenti.

Il calore nelle femmine ogni quanto si presenta?

Nella gatta il ciclo estrale è notevolmente diverso da quello descritto nella cagna e la femmina va in calore quando incontra il maschio, che con determinati atteggiamenti stimola nella gatta l’ovulazione. Le nostre gatte, se vivono all’esterno, stimolate dai maschi, vanno in calore, si accoppiano, partoriscono e tornano in calore, arrivando a fare 3 cucciolate all’anno; se invece vivono nelle nostre case il calore lo provochiamo noi, con le nostre carezze e non accoppiandosi possono avere calori frequenti e prolungati.

Quanto dura e come si manifesta il calore nella gatta?

La durata del calore è breve, non più di tre giorni, ma come detto, i calori possono essere ripetuti frequentemente e non è raro che la nostra micia di casa abbia ovulazioni per buona parte dell’anno. A differenza della cagna, quindi, il calore della gatta è molto breve, più frequente e soprattutto non è accompagnato da perdite ematiche, ma è invece contraddistinto da manifestazioni tipiche, caratterizzate da  strofinamenti, spostamenti laterali della coda e vocalizi anche notturni, che non possono non attirare la nostra attenzione.

La gravidanza

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Quanto dura la gestazione in una cagna?

Indipendentemente dalla razza, dal numero di gravidanze effettuate o dalla quantità di cuccioli, la gravidanza dura un paio di mesi, dai 58 ai 64 giorni, giorno più giorno meno. Occorre anche dire che non è sempre facile stabilire quando questa sia iniziata, soprattutto quando maschio e femmina vivono insieme. In questo caso infatti si accoppieranno spesso e per più giorni non riuscendo quindi a conoscere il giorno esatto dell’inizio della gestazione.
Se la gravidanza supera le 9 settimane dobbiamo essere attenti a cogliere stati di malessere della nostra femmina, in quanto nel caso non riuscisse a partorire spontaneamente, potrà essere necessario ricorrere al veterinario per un aiuto farmacologico od anche per un cesareo.

Quanti cuccioli può partorire?

La razza in questo caso è il fattore discriminante: normalmente, ma con le dovute eccezioni, le femmine di taglia piccola partoriscono un numero di cuccioli modesto ( diciamo in media da 2 a 4 ), mentre nelle femmine di taglia grande non sono infrequenti cucciolate a in doppia cifra. Possiamo anche considerare come mediamente meno numerose le prime cucciolate, mentre in quelle successive la stessa femmina può partorire qualche cucciolo in più. E’ abbastanza frequente che la cagna non partorisca continuativamente i cuccioli, soprattutto quando questi siano numerosi; accade così che dopo aver espulso alcuni piccoli in tempi relativamente brevi, vi possa essere una pausa, anche di ore, prima di riprendere il parto con l’espulsione degli ultimi cuccioli. Purtroppo è anche possibile che il parto termini prima della fuoriuscita di tutti i piccoli, che, rimanendo nell’utero della madre, muoiono, venendo espulsi già morti o peggio rimanendo nella madre che necessita di essere operata. Per evitare tutto ciò, il consiglio è quello di effettuare una ecografia dopo la sesta settimana oppure una radiografia alcuni giorni prima del parto, per contare il numero dei cuccioli: in questo modo sapremo se e quando il parto è terminato, sapremo se e come intervenire e soprattutto non avremo sorprese indesiderate che potrebbero mettere anche a rischio la vita della madre.

Cos’è la falsa gravidanza?

La falsa gravidanza, anche chiamata gravidanza isterica, è una condizione parafisiologica, quindi non patologica ( non è una malattia ), che si può presentare nelle femmine non sterilizzate, che durante il calore non si siano accoppiate. Si presenta un paio di mesi dopo il calore e si manifesta, oltre che con atteggiamenti particolari della cagna, con indurimento ed ingrossamento mammario fino alla produzione di una sostanza lattescente. La nostra amica dovrà in questo caso essere trattata farmacologicamente per arrestare la produzione di questo latte, evitando in questo modo la possibilità di una mastite.

E nella gatta quanto dura la gravidanza?

Anche nella gatta la gravidanza dura attorno ai due mesi e tutto ciò che abbiamo detto per la cagna lo possiamo ripetere per la gatta. Una differenza significativa, che possiamo segnalare come curiosità, è rappresentata dal fatto che la gatta può essere fecondata durante il calore da maschi diversi, e potrà partorire contemporaneamente gattini di padri differenti.

Quanti gattini può fare?

Il numero di gattini probabilmente dipende anche da quante volte la gatta si accoppia. Generalmente il numero dei gattini varia da 2 a 5, ed anche in questo caso le primipare, così come le gatte più anziane, solitamente, ne partoriscono di meno. Come abbiamo visto nella cagna è possibile che il parto duri ore, anche con intervalli lunghi tra l’espulsione di un gattino e l’altro; è possibile che non vengano partoriti tutti, o che alcuni, nel caso il travaglio si protraesse eccessivamente, possano essere espulsi già morti. Per evitare questi problemi, una radiografia alcuni giorni prima del parto, ci consentirà di conoscere il numero dei gattini, per agire tempestivamente nel caso il travaglio si presentasse difficoltoso.

La sterilizzazione

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E’ consigliabile la sterilizzazione in una cagna?

Si discute da anni, in Italia, se sia consigliabile o meno la sterilizzazione della cagna;  si discute anche se sia meglio aspettare che abbia raggiunto la maturità sessuale, quindi che abbia fatto il primo calore, o  se sia il caso di farle fare prima una gravidanza per poi sterilizzarla Negli Stati Uniti questo problema è stato affrontato, discusso e risolto già nei primi anni ottanta. E’ stato dimostrato che la sterilizzazione precoce della cagna diminuisce enormemente la probabilità d’insorgenza di tumori mammari, quindi negli Stati Uniti si sterilizza già a 4 mesi. I dati, pubblicati nel 1984, ci confermano, infatti, una probabilità inferiore all’1 % nelle femmine sterilizzate prima del primo calore, probabilità che sale all’8 % in quelle operate tra il primo ed il secondo ed arriva al 24 % nelle femmine sterilizzate dopo il secondo calore, mentre l’intervento negli anni successivi non sembra avere più alcuna influenza sulla probabilità d’insorgenza delle neoplasie mammarie. Occorre poi ricordare che la femmina sterilizzata non rischierà gravidanze indesiderate o patologie riguardanti utero ed ovaie, come tumori o cisti ovariche, ed infezioni uterine, le piometre, di cui qualcuno avrà sentito parlare, che spesso richiedono una chirurgia d’urgenza.

Quali sono i rischi della sterilizzazione?

Dopo aver parlato tanto bene della sterilizzazione è giusto anche esaminarne le controindicazioni, che per la verità sono ben poche. Il rischio maggiore è dato dal fatto che per sterilizzare una femmina è necessario un intervento chirurgico effettuato in anestesia generale, in quanto occorre aprire l’addome ed arrivare alle ovaie che devono essere asportate completamente. Vi sono due scuole di pensiero al riguardo: chi consiglia solo l’asportazione delle ovaie e chi toglie anche l’utero e questo sembra influire sul maggiore effetto collaterale della sterilizzazione: alcune cagne, infatti, in seguito all’intervento, diventano parzialmente incontinenti, quindi possono perdere gocce di urina soprattutto durante il riposo o nelle ore notturne. Sembra che questo accada più frequentemente nelle femmine a cui sia stato asportato anche l’utero, ma ulteriori studi chiariranno il fenomeno. Altra controindicazione, se così possiamo chiamarla, dipende dal fatto che la cagna a cui abbiamo tolto le ovaie, e quindi gli ormoni da esse prodotti, andrà incontro ad un aumento di peso, che noi dovremo contrastare con una alimentazione adeguata.

E nella gatta?

Nella gatta vale quanto detto per la cagna, con un paio di precisazioni. Non vi sono studi che individuino precise percentuali di rischio secondo il periodo di intervento, ma occorre sottolineare che mentre nella cagna i tumori mammari hanno caratteri di malignità più o meno nel 50 % dei casi, nella gatta i tumori mammari maligni sfiorano percentuali drammatiche, si parla almeno dell’ 85 % dei casi. Per contro non sono segnalate nella gatta le incontinenze urinarie che abbiamo detto essere possibili nella cagna. Anche nella gatta l’aumento di peso si verifica abitualmente e diventa un problema serio in quegli animali che, vivendo in casa, si muovono poco.

I denti

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Quando spuntano i denti ai nostri amici a quattro zampe?

Ai cani e ai gatti, i denti da latte cominciano a spuntare già dalle prime settimane di vita. Attorno al primo mese si cominciano a distinguere le puntine dei denti che diventeranno molto sottili ed aguzzi e che, proprio per questo, causeranno, nelle settimane successive, dolore alla madre durante l’assunzione del latte. L’allattamento nei nostri animali si protrae infatti per un paio di mesi o poco più, fino a quando la madre, non resistendo al dolore causato dai dentini dei piccoli, si allontana dalla cuccia sempre più spesso.

E quando li cambiano?

I denti da latte vengono sostituiti, in modo graduale, a partire dal 3° – 4° mese di vita, e possiamo considerare una dentizione definitiva al 6° mese, con variazioni individuali minime. I primi denti a spuntare sono gli incisivi, gli ultimi i canini, e la loro sostituzione avviene con lo stesso ordine. Normalmente il dente definitivo scalza quello da latte, ma può accadere che ciò non avvenga, soprattutto nel caso dei denti canini e questo si verifica più frequentemente nei cani e tra questi, in quelli di piccola taglia. In questi casi si può attendere qualche settimana, ma se attorno all’8° mese i denti da latte non sono ancora caduti, sarà importante toglierli per evitare che quelli definitivi, crescendo malamente, causino problemi all’animale.

E quali i consigli per tenerli puliti?

La pulizia quotidiana dei denti nei nostri amici, sarebbe importante almeno quanto la nostra. Uso il condizionale in quanto capisco che non è semplice farlo, soprattutto in alcuni animali. La pulizia andrebbe effettuate utilizzando uno spazzolino morbido dopo il pasto, per togliere i residui di cibo, riducendo così il terreno preferito dai batteri, sempre presenti nella bocca dei nostri animali. I batteri sono i responsabili della formazione della placca con relativa alitosi, placca che poi calcifica diventando tartaro, vero e proprio nemico delle gengive e delle radici dei denti. La pulizia andrebbe effettuata soprattutto nei gatti e nei cani di piccola taglia, che hanno denti più piccoli e che spesso mangiano alimenti morbidi. I croccantini, infatti, contribuiscono a mantenere più pulito il dente   attraverso l’azione meccanica, in quanto costringono i nostri amici a mordere e masticare la crocchetta che, se di buona qualità, sarà un aiuto importante per ritardare il deposito del tartaro. Esistono poi in commercio prodotti per l’igiene dentale che, mediante azione abrasiva ed enzimatica, riducono la formazione della placca ritardando così la formazione del tartaro. Quando però questo si sia già depositato, dando quella colorazione giallo brunastra al dente, non ci sarà più nessun croccantino, spazzolino o pasta enzimatica in grado di toglierlo: occorrerà così una detartrasi mediante ultrasuoni, da effettuarsi con l’animale in anestesia generale, per eliminare il tartaro presente sì sul dente, ma soprattutto quello alla sua base, in prossimità della radice, per evitare che questa infiammandosi, oltre a provocare dolore, renda il dente instabile fino a farlo cadere.

Come curare eventuali problemi?

I maggiori problemi a cui vanno incontro i denti dei nostri animali, sono dovuti, nei gatti e nei cani di piccola taglia, sicuramente al tartaro, mentre nei cani di taglia media e grande, ciò che riscontriamo più di  frequente sono i traumi e l’eccessivo consumo, prevalentemente dei canini, dovuto al gioco con sassi e palle da tennis, od anche al continuo mordere delle reti di recinzione. I denti dei nostri animali non sono soggetti a carie, in quanto nella loro saliva non è presente l’amilasi, l’enzima che attacca gli amidi riducendoli a zuccheri semplici, veri nemici dei nostri denti,  responsabili delle carie cui noi siamo soggetti. Per quanto riguarda il tartaro, occorre una detartasi; quando invece un dente risultasse eccessivamente consumato tanto da scoprirne la polpa, o   si presentasse spaccato o mobile, sarà necessario rimuoverlo in quanto non avrebbe più alcuna utilità per la masticazione, ma anzi sarebbe solamente causa di dolore per l’animale.

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